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Dalla Germania arriva un’altra cautionary tale in merito alle reali capacità operative delle forze armate europee. Anticipato dallo «Spiegel» e poi confermato a «The War Zone» da un portavoce del ministero della Difesa tedesco, la fregata Baden-Württemberg (F222) dal ritorno in Germania dal suo dispiegamento nel Pacifico, effettuerà la rotta del Capo di Buona Speranza, il periplo del continente africano. Questa circumnavigazione si rende necessaria per evitare la minaccia di Ansar Allah, gli Houthi, in un eventuale attraversamento del Mar Rosso: la Baden-Württemberg, accompagnata dal solo rifornitore di squadra Frankfurt am Main, non è ritenuta in grado di fronteggiare le minacce rappresentate da droni, missili da crociera e missili balistici antinave schierati dalla fazione yemenita.

E questo nonostante la Baden-Württemberg sia un’unità relativamente recente, essendo entrata in servizio nel 2019, unità eponima della classe F125 (sono seguite altre tre unità commissionate nel 2020, 2021 e 2022), a oggi la classe di fregate più grande del mondo (7.200 tonnellate) almeno fino a quando non entreranno in servizio le Constellation statunitensi derivate dalle FREMM italo-francesi. E apparentemente le classe Baden-Württemberg sono state concepite per le operazioni asimmetriche di stabilizzazione marittima (come ricorda la stessa Wikipedia: «Sono progettate principalmente per operazioni di stabilizzazione marittima di bassa e media intensità, dove dovrebbero fornire supporto di fuoco tattico da mare a terra, controllo delle minacce asimmetriche in mare e supporto alle forze speciali»).

Oggi invece si scopre che le asimmetrie per cui è stata concepita la Baden-Württemberg si sono ribaltate: le capacità anti-nave degli Houthi sopravanzano la cantieristica germanica. Battute e sensazionalismo a parte vale la pena approfondire come l’oculata Germania si sia trovata in questa situazione che ricorda per motivi diversi la vicenda delle Littoral Combat Ship, LCS, statunitensi di cui ci siamo già occupati.

Il rischio che la Baden-Württemberg possa diventare un ambito bersaglio per il proxy iraniano ha fatto optare la Bundeswehr per la rotta più lunga al rientro da un viaggio che pure doveva dimostrare le capacità delle nuove unità della Marina tedesca. Quello della Baden-Württemberg è il primo dispiegamento significativo di un’unità classe F125: un viaggio intorno al mondo culminato con delle operazioni congiunte con la Marina indiana (la prima per le due marine) in occasione della visita del cancelliere tedesco Scholz al neorieletto Modi a fine ottobre.

Da evidenziare come attualmente la Marina tedesca non abbia unità coinvolte in Aspides, l’operazione navale europea per la tutela del traffico marittimo nel Mar Rosso che attualmente vede schierate il cacciatorpediniere Andrea Doria, assieme a due fregate francesi e una fregata greca. Ma a differenza di Italia, Francia e Grecia che hanno alternato diverse unità all’interno di Aspides, la marina tedesca ha partecipato solo con la fregata Hessen (F221), che ha concluso la sua missione nell’aprile scorso.

La Hessen, fregata di tipo antiaereo classe Sachsen, F124, entrata in servizio nel 2006, durante la missione Aspides si era comunque fatta notare per un paio di imprevisti. E questo nonostante le F124 siano unità ben dotata sul piano antiaereo con 32 celle VLS per un mix di missili antiaerei SM2 e RIM116 e due lanciatori RAM per la difesa aereo a corto raggio. Prima il quasi abbattimento da parte della Hessen di un drone statunitense MQ-9 Reaper scambiato per un apparecchio senza pilota degli Houthi. Per soprammercato, l’MQ-9 si era salvato, a quanto riferisce lo «Spiegel», solo per problemi tecnici ai missili (o al sistema di puntamento della Hessen). Inoltre nelle settimane successive il «Die Welt» aveva ventilato voci del ministero della Difesa tedesco, che ipotizzavano la necessità di ulteriori lavori di ammodernamento delle fregate della classe Sachsen in quanto uno dei munizionamenti adottati dalle unità non sarebbe più in produzione. Arrivando persino a ipotizzare che potesse essere necessario il ritiro dal servizio di queste navi. Non proprio il migliore dei biglietti da visita, nonostante la Hessen sia riuscita a intercettare diversi droni durante il dispiegamento, anche utilizzando il cannone OTO-Melara da 76 mm, la cui bontà nell’eliminare droni a un costo nettamente inferiore a quello di in un missile anti-aereo era stata dimostrata proprio dal cacciatorpediniere Caio Duilio all’inizio dell’operazione Aspides.

Ora i riflettori delle polemiche si sono riaccesi sulle quattro unità della classe Baden-Württemberg, le unità più grandi e moderne di cui dispone (almeno fino all’entrata delle F126, classe Niedersachsen, prevista a partire dal 2028), che hanno avuto un costo stimato in oltre 775 milioni di euro a unità (comunque superiore a quello delle FREMM, al netto delle diverse economie di scala). Per le classe Baden-Württemberg appare evidente una certa “inutilità” operativa, ulteriormente limitata dall’impossibilità di modifiche per adeguarle all’odierno contesto globale.

La vicenda delle Baden-Württemberg in un certo rappresenta un caso ancor peggiore rispetto alle Littoral Combat Ship statunitensi. Se le LCS presentavano comunque una riflessione dottrinale di un certo peso e almeno a livello di blueprint potevano funzionare, nella Baden-Württemberg si fatica a trovare persino una qualunque dottrina d’impiego.

«The War Zone» in un articolo del 2017 che analizzava la classe esordiva domandosi se fossero un: «progetto geniale basato su una brillante analisi della realtà, un’idea ampiamente illogica, sbagliata e dispendiosa».

Innanzitutto le F125, nonostante radar e sensoristica all’avanguardia, e una certa ridondanza delle strutture, sono praticamente prive di capacità antiaeree: non dispongono di pozzi verticali di lancio ma solo di due lanciatori RAM per la difesa a corto raggio. A cui aggiungere due cannoni automatici da 27 mm e cinque mitragliere da 12,7 mm, tutte in torrette automatiche. Pezzo d’artiglieria principale l’Otobreda 127/64 Vulcano con proiettili guidati a lungo raggio, che per quanto ottimizzato nel caso delle Baden-Württemberg per l’impiego costiero offre una capacità secondaria antiaerea.

Il fatto che le Baden-Württemberg siano così sguarnite dal punto di vista antiaereo, potrebbe far supporre che si tratti di unità anti-sommergibile. Errato: le F125 sono prive di sonar per compiti antisommergibile. Un ruolo che tecnicamente potrebbe essere ricoperto dai due Eurocopter NH-90 imbarcati. L’unico altro armamento offensivo di cui dispongono sono otto missili antinave RGM-84 Harpoon.

Insomma le Baden-Württemberg sono più simili a unità della Guardia Costiera ipervitaminiche che a vere fregate. Tra l’altro sono anche dotate di “armamenti non letali” come potenti cannoni ad acqua. Altra peculiarità della classe la presenza di quattro portelli (due per lato) per la messa in acqua e recupero di battelli ed eventuali droni sottomarini.

Il contesto in cui è maturato il progetto delle F125 è quello di operazioni come quello del contrasto alla pirateria nelle acque al largo della Somalia, ovvero l’operazione Atalanta di EUNAVFOR. Tanto che le F125 nascono per lunghi dispiegamenti, teoricamente sarebbero in grado di rimanere per due anni continuativi in zona di operazione. Questo nonostante l’equipaggio estremamente ridotto: pur essendo il doppio delle F122, classe Bremen, che hanno rimpiazzato le F125 hanno metà dell’equipaggio, grazie all’elevata automazione. La dottrina della Bundeswehr prevedrebbe che per ognuna delle unità classe F125 si alternino due equipaggi completi a rotazione. Rimane comunque spazio extra per circa 50 specialisti di missione o forze speciali.

Al netto della vicenda del periplo africano e dell’assenza di sistemi antiaerei, le F125 nascondono un’altra criticità: la stazza. Nel 2017 quando la Baden-Württemberg stava per prendere servizio si evidenziò uno sbandamento di 1,3 gradi a dritta, un peso di 178 tonnellate superiore al progetto, con i conseguenti problemi software. Tanto che il BAAINBw, l’ufficio federale per l’Equipaggiamento, la Tecnologia dell’informazione e il Supporto in servizio della Bundeswehr, rifiutò di accettare la nave e la rimandò al costruttore. Ci vollero quasi due anni per sistemarla e quando fu finalmente commissionata nel giugno 2019 l’allora ministro della Difesa tedesco Ursula von der Leyen esordì: “La strada per arrivare a questo giorno è stata lunga. Ma la cosa più importante è che finalmente siamo qui. E lo abbiamo fatto insieme, Bundeswehr e industria, trovando valide soluzioni”.

Il problema è che la soluzione si scopre oggi essere tutt’altro che valida. Certo le F125 potrebbero essere modificate al netto di eventuali problemi di stazza. Le F125 prevedono due container per moduli di missione, ma appare poco probabile che possano essere adattati per ospitare sistemi antiaerei che si possano integrare con il resto della nave. Né gli spazi a bordo delle Baden-Württemberg sembrano tali da poter installare dei VLS, i pozzi verticali per missili anti-aerei, soprattutto se il peso delle unità fosse già al limite.

Il rischio è che in un’ottica di razionalizzazione dei costi le F125 vengano costrette a una pensione anticipata come sta accadendo alle LCS statunitensi. Tanto che lo scorso aprile la Germania ha già portato a sei il numero delle nuove fregate classe Niedersachsen rispetto alle quattro originariamente previste.

Anche perché la minaccia dei droni inizia a essere ben presente anche nelle acque dove la Baden-Württemberg potrebbe operare in un’ottica di pattugliamento navale, come quelle del Libano e della missione UNIFIL verso cui è diretta. Il 17 ottobre scorso la corvetta Ludwigshafen am Rhein (F264) impegnata nella missione UNIFIL ha abbattuto un drone non identificato.

Certamente la vicenda delle F125, queste “fregate umanitarie” come potremmo definirle, resta un caso limite. Ma rappresenta uno di quei paradossi per cui magari in un’ottica di contenimento dei budget si cerca di risparmiare, realizzando quattro unità gemelle con specifiche fumose, anziché mezzi mirati, e si finisce per spendere molto di più. Oltre che a raggiungere il 2% del PIL, bisognerebbe vedere se a bilancio finiscono mezzi operativi o da rivista navale.

Foto:  Matthias Süßen (matthias-suessen.de) Licenza: license CC BY-SA via Wikimedia Commons

Le opinioni espresse negli articoli del Belfablog sono quelle dei rispettivi autori e potrebbero non rispecchiare le posizioni del Centro Studi Machiavelli

Enrico Petrucci
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Saggista e divulgatore, tra le sue pubblicazioni Alessandro Blasetti. Il padre dimenticato del cinema italiano(Idrovolante, 2023). E con Emanuele Mastrangelo Wikipedia. L’Enciclopedia libera e l’egemonia dell’in­formazione (Bietti, 2013) e Iconoclastia. La pazzia contagiosa della cancel culture che sta distruggendo la nostra storia(Eclettica, 2020).