di Francesco Erario

La storia delle comunità ebraiche in Italia, com’è noto, ha radici profondissime. Una presenza costante fin dall’età romana, che ha accompagnato, seguito e subìto le sorti della Penisola. Una presenza la cui numerosità ed operosità sono state condizionate dalla storia, in cui si distinguono momenti spartiacque come il 1492 o il 1938.

Un legame profondo, sia inteso nel senso di complessità e radicazione, sia inteso nell’accezione spaziale e dimensionale del termine. Mai come oggi, nella frenesia e nell’insofferenza che caratterizzano la nostra epoca, scavare ed approfondire senza accontentarsi di specchiarsi sulla superficie delle cose, è ormai considerato quasi un vizio retrograde. In un simile contesto, appare evidente come non sia facile realizzare un saggio che coniughi l’esigenza d’analisi propria del genere ai linguaggi della contemporaneità.

“La stampa ebraica in Italia” scritto da Nathan Greppi per la casa editrice Giuntina è sicuramente un testo che centra l’obiettivo presentandosi al lettore, anche non specializzato, come una valida ricostruzione storica dell’attività di stampa portata avanti dalle comunità ebraiche sparse nella Penisola.

Nathan Greppi, “La stampa ebraica in Italia”, Giuntina, pp. 236, € 18,00

Il saggio di Greppi è innanzitutto una ricerca accurata di valore accademico, che ricostruisce con ordine la comparsa e l’alternarsi di tutte le pubblicazioni giornalistiche tenute da redazioni ebree italiane, ma non solo. “La stampa ebraica in Italia” è soprattutto una storia degli ebrei italiani e della loro peculiare vicenda, ma è anche una storia d’Italia. Dalle aspettative degli ebrei a ridosso del compimento del processo risorgimentale alle speranze riposte nel neonato Regno d’Italia, dalle incertezze sulla prima guerra mondiale alle contraddizioni del ventennio, dall’Olocausto alla nascita dello Stato di Israele, il tortuoso percorso degli ebrei italiani è inestricabilmente legato alla storia d’Italia.

Il testo di Nathan Greppi, passando in rassegna ogni redazione, chiarendone la linea editoriale e tracciando i profili di direttori e redattori, restituisce un vivido ritratto di una specifica comunità – quella ebraica italiana – e di un popolo intero – quello italiano.

Come storia di una comunità etnico-religiosa, nel saggio di Greppi spicca certamente il dilemma tra assimilazione e preservazione dell’identità, ovvero tra conservazione della propria cultura – a buon titolo percepita come un unicum – e l’attrazione esercitata dalla “nuova” Patria. Una tensione che accompagna gli ebrei italiani nel loro percorso storico, che si riflette nelle scelte editoriali della stampa ebraica, e che trova forse il suo principale piano di faglia con la nascita e l’affermazione del Sionismo.

Come storia di una comunità di italiani, partendo dalle prime testate nate nell’Italia preunitaria, “La Stampa ebraica in Italia” porta in risalto la questione del diverso grado di tolleranza e di inclusione a cui gli ebrei erano esposti, per continuare con il compimento dell’unificazione e con la caduta dello Stato Pontificio, in cui emergono le attese di laicità ed emancipazione fino ad allora praticamente insperate. Centrale è anche la Prima guerra mondiale, che vede le maggiori firme dei giornali ebraici riflettere sull’opportunità di aderire o meno allo slancio patriottico italiano, così come lo è il ventennio fascista, che segna nei primi anni una non trascurabile adesione ebraica, e che vedrà poi il grande contributo ebraico alla Resistenza.

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Da qui, il rinnovamento dei giornali e delle linee editoriali rispecchia ancora una volta le dinamiche interne di una comunità sempre più legata da un lato all’Italia e dall’altro allo Stato d’Israele. Sionismo e antisionismo, sia di destra che di sinistra, sono sicuramente le posizioni che dividono e caratterizzano i giornali ebraici, per una questione di portata esistenziale che non cesserà più di essere attuale, come il 7 ottobre 2023 spaventosamente dimostra ancora oggi.

Da “La Rivista Israelitica” (Parma, 1945) di Cesare Rovighi, ufficiale pluridecorato che combatté nelle tre Guerre d’Indipendenza, a “L’educatore Israelitico” di Giuseppe Levi e Esdra Pontremoli (Vercelli, 1953), da “La Settimana Israelitica” (Firenze, 1910) di Samuel Hirsch Margulies a “La Nostra Bandiera” (Torino, 1934) di Ettore Ovazza, da “Ha-Tikwà” (Genova, 1949) organo ufficiale della Federazione Giovanile Ebraica d’Italia alla ridenominazione del “Bollettino” (Milano, 1945) in “Bet Magazine” diretto da Fiona Diwan, il lungo viaggio raccontato con precisione da Nathan Greppi conduce all’avvento della TV e del web. Anche la stampa ebraica in Italia ovviamente si apre ai nuovi canali, sia con la quarantennale trasmissione RAI “Sorgente di Vita”, sia con le diverse realtà online, come “Progetto Dreyfus” diretto da Alex Zarfati, “Informazione Corretta” diretto da Deborah Fait, “L’Informale” diretto da Niram Ferretti.

Pur trattando un tema specialistico, “La stampa ebraica in Italia” risulta d’interesse per qualsiasi tipologia di pubblico, sempre se di “tipologie” e “classificazioni” è lecito parlare in tema di lettura. Oltre ad una dettagliata rassegna di tutte le realtà giornalistiche ebraiche comparse in Italia fin dal Risorgimento, il saggio di Greppi è un modo per ripercorrere la storia italiana degli ultimi 160 anni attraverso un’inconsueta lente, come lo è quella delle comunità ebraiche. Un punto di vista la cui eccezionalità rende il percorso nuovo e interessante, anche per chi non appartiene a tale comunità. Ulteriore merito del testo è certamente anche quello di rimarcare – ahinoi ancora una volta – l’amaro attualissimo ritorno di odio e violenza antisemita in Italia, in un perverso meccanismo che vede i media e la stampa italiane troppo spesso complici, muovendosi malevolmente in quel terreno grigio che confonde gli ideali e offusca la verità. Un processo perverso che deve essere interrotto definitivamente con il contributo di tutti, media e giornali in primis.

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Laurea triennale in Comunicazione, editoria e giornalismo (Università Sapienza di Roma), laurea magistrale in Comunicazione d'impresa (Università di Salerno), corso post-laurea in Economia (Università di Parma). Si occupa di marketing e sviluppo commerciale in Italia per una piccola impresa estera. Appassionato di sociologia, media e politica, studia i fenomeni culturali e subculturali emergenti tra i giovani occidentali.