Il rischio di radicalizzazione in Italia riguarda le donne quanto gli uomini, i soggetti più esposti alla propaganda jihadista sono gli adolescenti e i giovani ancora senza un ruolo definito nella società, il contatto diretto con coetanei radicalizzati in fase adolescenziale nelle scuole o sulla rete attraverso vere e proprie campagne di propaganda, rappresenta uno dei veicoli di conversione e reclutamento.
Le giovani ragazze che instaurano relazioni con uomini legati agli ambienti dell’Islam radicale finiscono per essere obbligate alla conversione e successivamente al rispetto delle regole della sharia.
L’isolamento giovanile, la cultura gangsta promossa da rap e trap e il disagio sociale rappresentano un’opportunità per le organizzazioni jihadiste di reclutare i foreign fighters, la rete rappresenta il mondo parallelo in cui i giovani si immergono senza sovrastrutture adeguate, un bacino mondiale al quale attingere per attuare una vera e propria attività di plagio.
È fondamentale, attraverso le istituzioni e le realtà associazionistiche, inserirsi negli ambienti giovanili facendo percepire la presenza dello Stato e la possibilità di vie d’uscita, intercettare quel disagio sul quale puntano queste realtà estremiste per coltivare il seme del fondamentalismo religioso e dell’odio attuando delle contromisure efficaci alla diffusione di proselitismi pericolosi.
La promozione dell’identità nazionale, la condivisione dei valori occidentali e della religione cristiana, dovrebbero essere al centro della formazione dei giovani cittadini europei, potenziando realtà decentrate in grado di fornire spazi e alternative agli adolescenti nella fase della costruzione della loro identità, sottraendoli al rischio di plagio da ambienti estremi e da realtà criminali.
L’attuale dibattito generato dalla proposta dello Ius Scholae fa emergere molti interrogativi su quali siano le possibili conseguenze di un’agevolazione per l’acquisizione della cittadinanza italiana, è pericoloso non valutare questo provvedimento anche sotto il profilo della sicurezza. Il rischio di creare un passe-partout per coloro che accedono al Paese con il fine di reclutare e radicalizzare quei giovani disorientati in cerca di un gruppo in cui inserirsi o identificarsi o con lo scopo di alimentare il sentimento antioccidentale che trascende nelle azioni di violenza eclatanti compiute dai cosiddetti “lupi solitari”.
I simboli e le tradizioni della cultura occidentale non andrebbero omessi o censurati per non offendere le culture di chi sceglie di stabilirsi nella nostra nazione, dovrebbero rappresentare la base della costruzione dell’identità del cittadino italiano, rendendo imprescindibile l’accettazione e la condivisione di tali valori per coloro che auspicano di poter raggiungere l’obiettivo della tanto discussa cittadinanza. [2 – fine. La prima puntata è stata pubblicata QUI]
Sitografia
Donne kamikaze, o della jihad al femminile (ossin.org)
Dagli anni di Piombo a Isis: donne, terrorismo e violenza politicae – Corriere.it
Donne e jihad, un fenomeno in crescita – InsideOver
Le donne europee dell’Isis – Panorama
Le donne di Al Qaeda | Polizia di Stato
Bibliografia
“Donne e Jihad. Percorsi di radicalizzazione, proselitismo e reclutamento”, ed. 2021 European Foundation for Democracy
Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali presso l’Università Niccolò Cusano, frequenta attualmente il Master in Analista del Medio Oriente presso il medesimo ateneo. Ha frequentato vari corsi di approfondimento sull’Africa Subsahariana e sul terrorismo internazionale.
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