di Emanuele Mastrangelo e Enrico Petrucci
Iniziativa contro la censura censurata
Come sapete, il Centro Studi Machiavelli ha aderito all’iniziativa iSpeak – ioParlo contro la censura. Ebbene, due dei social su cui questa piattaforma sta proponendo il suo programma l’hanno immediatamente censurata. Accade su Facebook, dove la pagina (totalmente vuota e senza neppure un post) non è durata nemmeno 2 ore dopo la sua creazione, e poi su TikTok. Su quest’ultimo social, tuttavia, la pronta reazione degli amministratori del profilo ha permesso il ripristino dei contenuti, cosa che invece non ha sortito effetti per il social di Zuckerberg. Là, molto semplicemente, si riferisce senza possibilità di appello che una pagina contro la censura… “viola gli standard della community”.
GB. Via “anglo-sassone”, è troppo nazionalista
Vi ricordate la vicenda della rivista accademica di Cambridge che aveva cambiato note da «Inghilterra Anglo-Sassone» a «Inghilterra Alto-Medievale e i suoi vicini», perché Anglo-Saxon era troppo nazionalista? Ne avevamo parlato nel bollettino n. 14 sottolineando come assieme a chi finalmente si rendeva conto dei disastri di cancel culture e wokkate non mancassero i soli benpensanti che liquidavano la questione della rivista accademica a clickbait: “A te cosa toglie che rinominino una rivista? Mica cancellano la parola dal dizionario!”.
Q.E.D. ad appena tre mesi da quella vicenda l’università di Nottingham ha deciso di ridenominare il corso Viking and Anglo-Saxon Studies in Viking and Early Medieval English Studies, perché anglosassone suona troppo nazionalista e bisogna decolonizzare. E anche il termine vichingo non se la passa bene. È rimasto nel titolo di quel corso, ma è stato rimosso da altri programmi per le connessioni norrene con “race, empire, Nazism”. In realtà, come ricorda il Telegraph la caccia all’anglosassone storico va avanti dal 2019 quando l’International Society of Anglo-Saxonists si ribattezzò International Society for the Study of Early Medieval England. Suggeriamo a questo punto che anche il nome “Inghil-terra” venga aggiornato in “Mediev-terra” e così saranno tutti contenti.
USA – A San Francisco un’orgia di cancel culture
La città di San Francisco, California, avvia un ambizioso piano da 3 milioni di dollari per falcidiare i monumenti su pubblica piazza. A partire dal censimento delle statue e dei memoriali pubblicati lo scorso anno, una commissione valuterà quali dei 98 monumenti “no longer represent the values that we say the city stands for”, come riferisce il San Francisco Chronicle. Secondo il primo report pubblicato lo scorso anno, quei monumenti sgraditi “realizzano uno spazio pubblico privo di equilibrio privilegiando colonialismo, supremazia bianca e patriarcato“.
Al momento non si conoscono ulteriori dettagli. Tra le 98 statue censite anche un busto di Gavin Newsom, il governatore della California, inaugurato nel 2018. Visto l’atteggiamento woke di Newsom, è plausibile che farà rimuovere anche il suo monumento per dare il buon esempio. Segnaliamo che tra le statue di San Francisco a rischio c’è una placca dedicata a Guglielmo Marconi (figura che non piace agli wokeisti, vedi bollettino n. 19) affissa nel 1938 e una testa di Leonardo da Vinci in un campus, inaugurata nel 1941.
San Francisco del resto è abituata alla cancel culture: alcuni anni fa il provveditorato locale aveva pianificato di ridenominare le scuole intitolate a Lincoln, Roosevelt, Edison e Louis Stevenson, ma il colpo era andato a vuoto per la minaccia di una causa milionaria mossa da un gruppo di genitori ben organizzati.
USA – Le femministe la spuntano contro Marilyn Monroe
Sempre in tema di statue e California, Forever Marilyn, la statua di Marilyn Monroe da quasi 8 metri nei pressi del Palm Springs Art Museum che ritrae la Monroe nella famosa posa della gonna svolazzante di Quando la moglie è in vacanza, verrà spostata in posizione più defilata. Ufficialmente si tratta di una decisione per questione di visibilità stradale. In pratica si è dato ragione alle femministe bacchettone, che consideravano il monumento una “sessualizzazione” (ma va?) e lo hanno bollato come “misogino”. Noi comunque sappiamo che non s’accontenteranno del suo spostamento, scommettiamo?
Caraibi – via le caravelle, meglio i bonghi
Nello Stato caraibico di Trinidad e Tobago si dibatte se rimuovere dal proprio stemma le tre caravelle di Cristoforo Colombo. A proporlo il primo ministro Keith Rowley alla convention annuale del suo partito. Al loro posto verrebbero piazzati degli steel drum, lo strumento a percussione metallico originario di Trinidad. Per adesso è solo un annuncio, ma la popolazione sembrerebbe piuttosto divisa.
Canada. Niente maiale a KFC, non sia mai i mussulmani s’adontino…
Il multiculturalismo dovrebbe arricchire ed aumentare la varietà e possibilità. Questo in teoria, perché alla fine si rischia di dover ridurre le opzioni alle sole ammesse dalle minoranze più chiassose (minoranze ancora per poco). È il caso dell’Ontario dove la famosa catena di pollo fritto KFC non si limita a offrire menù di pollo halal per i musulmani osservanti, ma ha deciso di bandire il maiale dai menù. Il bacon rimarrà un’opzione ammessa solo per i franchise Taco Bell e per le area delle città di Ottawa e Thunder Bay. Se pensate che la cosa riguardi solo un paese bollito all’ultimo stadio sotto il regime di Trudeau, ricordatevi che a Lodi, lo scorso aprile, il sindaco del PD aveva eliminato il maiale dalle mense scolastiche.
Galles. Pure i palazzi e i paesi sono razzisti!
La crociata gallese contro la bianchezza continua a sfidare il ridicolo: adesso è il turno degli edifici razzisti. Nell’ultimo bollettino avevamo parlato del programma anti-razzista per i bibliotecari del Galles, adesso emerge che gli incontri di formazione non potranno tenersi in edifici a cui è collegato un passato razzista o coloniale. Ovvero edifici che prendono il nome o realizzati da personaggi storici che hanno avuto a che fare con il passato coloniale (praticamente il 99,9% di personaggi storici britannici…). La lista nera era già stata realizzata con un censimento del 2020 in cui un intero paese da 4.600 abitanti era stato marchiato come “luogo razzista”: Nelson nella contea di Caerphilly. Poi era emerso che il villaggio si chiama Nelson non per l’ammiraglio monco di Trafalgar ma per lo storico pub e locanda dedicato a lord Nelson, e la cosa era parzialmente rientrata.
Ammiraglio Nelson a parte, il fatto che un corso anti-razzista debba tenersi in un luogo scevro da connessioni con il passato coloniale è l’ennesima testimonianza del pensiero magico wokeista. Non si tratta di storicizzazione, ma di compiere rituali.
Australia. La pioggia danneggia i trans, povere stelle
Di fronte alla furia degli elementi tutti gli esseri umani sono uguali? E manco per niente! Secondo l’ideologia woke c’è chi soffre più degli altri. Donne e persone non binarie sono colpite con una fattore 14 volte superiore alla media. Così riferisce una ricerca svolta dal Women’s Environmental Leadership Australia rilanciata da Il Fatto Quotidiano, ricerca che si concentra su ondate di calore e incendi boschivi.
Un articolo simile aveva fatto notizia lo scorso aprile: How climate change is hitting vulnerable trans sex workers, firmato da un corrispondente della Reuters. L’articolo spiega come l’allungamento della stagione delle pioggia comprometta gli incassi dei trans che si prostituiscono per strada. Dunque, andate a trans, ma con l’auto elettrica per salvare il pianeta.
GB. Obbligatorio chiedere a un maschio prima di fare i raggi X se è “incinto”
In Inghilterra le nuove linee guida del servizio sanitario nazionale obbligano a richiedere a tutti i pazienti tra i 12 e i 55 anni se siano “incinti” prima di procedere con i raggi X. Domanda da porre indipendentemente dal sesso biologico. A sollevare la questione Angus Dalgleish, luminare della medicina britannica con delle simpatie per l’UKIP) dalle pagine del Daily Mail.
Redattore del blog del Centro Studi Machiavelli "Belfablog", Emanuele Mastrangelo è redattore capo di "CulturaIdentità" ed è stato redattore capo di "Storia in Rete" dal 2006. Cartografo storico-militare, è autore di vari libri (con Enrico Petrucci, Iconoclastia. La pazzia contagiosa dellacancel cultureche sta distruggendo la nostra storia e Wikipedia. L'enciclopedia libera e l'egemonia dell'informazione).
Saggista e divulgatore, tra le sue pubblicazioni Alessandro Blasetti. Il padre dimenticato del cinema italiano(Idrovolante, 2023). E con Emanuele Mastrangelo Wikipedia. L’Enciclopedia libera e l’egemonia dell’informazione (Bietti, 2013) e Iconoclastia. La pazzia contagiosa della cancel culture che sta distruggendo la nostra storia(Eclettica, 2020).
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