di Marco Malaguti

La fortezza autoritaria nel cuore dell’Europa

La quarta ondata arretra e l’Europa, alla spicciolata, sembra cominciare a smarcarsi dalle restrizioni. Regno Unito, Irlanda, Danimarca e Spagna sono già tornate alla normalità, Malta e Svizzera sembrano sulla medesima via mentre l’Austria, Paese rigorista per eccellenza, sembra orientato a cominciare ad allentare le misure. Tuttavia, almeno per il momento, la cittadella delle chiusure e del pass vaccinale, il triangolo Italia-Francia-Germania rimane irremovibile.

Nonostante i contagi stiano ormai rallentando in tutta l’Europa, la piazzaforte dei tre Paesi più popolosi dell’Unione Europea sembra, almeno per il momento, volere proseguire sulla china autoritaria che ha connotato gli ultimi mesi, e fino a che i tre motori dell’Unione (rappresentano, uniti, il 47% della popolazione ed il 62% del PIL dell’UE) non muteranno rotta, sarà difficile un cambiamento di paradigma all’interno delle istituzioni europee stesse. È tuttavia probabile, in tal senso, che una volta che uno di questi tre Paesi comincerà ad allentare la morsa delle restrizioni sotto il peso delle cifre (tanto pandemiche quanto economiche), anche gli altri due non potranno resistere troppo a lungo.

La Germania è l’anello debole dei rigoristi

Sia in Italia sia in Francia il sostegno alle restrizioni ed al pass vaccinale è ancora maggioritario, seppur in calo, mentre non è così in Germania. Per una convergenza di ragioni storiche e politiche, la Germania è l’anello più debole della triade neo-autoritaria europea. L’eterogeneità della coalizione di governo, che riunisce Socialdemocratici, Verdi e Liberali, e l’ordinamento federale della repubblica rendono complesso il mantenimento delle restrizioni per un lungo periodo. A ciò va aggiunto il fatto che ottant’anni di denazificazione hanno instillato, in una vasta fascia di popolazione, una concezione molto radicale dei diritti della persona, contrapponendola alla Weltanschauung di matrice comunitaria e dirigista tipicamente tedesca che affonda le sue radici nel pensiero politico di Lutero e di Hegel. Proprio per il suo turbolento passato la Germania ha quindi al suo interno più anticorpi contro l’autoritarismo rispetto alle centralistiche Italia e Francia, dove non si è mai fatto mistero delle passioni nazionali per l’uomo forte.

Alla fine del mese corrente la Germania è ancora oggi il Paese, tra i tre in esame, con il più basso tasso di vaccinazioni complete: 73,8% della popolazione, mentre la Francia arriva al 76,2% e l’Italia al 77,3%. Soprattutto nei Länder dell’Est la campagna vaccinale arranca: i non vaccinati rappresentano il 30,9% della popolazione in Turingia, il 31,6% in Brandeburgo e il 35,7% in Sassonia, ma in gran parte del Paese, anche ad Ovest, inclusa la capitale Berlino, oltre un tedesco su quattro non è vaccinato. La situazione, già molto simile negli ultimi mesi di cancellierato Merkel, non è mutata sensibilmente dopo l’avvento di Scholz e della Ampelkoalition. Nonostante l’introduzione di un durissimo regime di green pass equivalente al nostro “rafforzato” in vigore già da mesi per quanto riguarda i negozi che non siano di prima necessità, la campagna si è sostanzialmente arenata. A concorrere a questo risultato hanno contribuito, oltre alla resistenza passiva della popolazione, sentenze dei tribunali di alcuni Länder, che hanno sostanzialmente bloccato il green pass rafforzato per quanto riguarda i negozi in Bassa Sassonia, Baden-Württemberg, Baviera e Saarland, esentandone quindi oltre il 40% della popolazione tedesca.

Rinchiusa in una giungla di restrizioni e divieti che ricordano sempre più quelli della defunta DDR, una parte cospicua di popolazione comincia a manifestare segnali di insofferenza. Un recentissimo sondaggio di YouGov diffuso dal quotidiano “Die Zeit” ha evidenziato come per il 62% della popolazione l’utilizzo del pass vaccinale si sia rivelato divisivo, mentre per otto tedeschi su dieci la società è ormai eccessivamente polarizzata tra vaccinati e non vaccinati. Parole che smentiscono duramente la narrazione del Cancelliere Scholz che, nel suo discorso di Capodanno, ha parlato di un “Paese unito”.

Il governo Scholz arranca

Di fronte a questa impasse il governo tedesco sta cercando di arrivare ad un obbligo vaccinale almeno per la popolazione più anziana, anche se l’obbiettivo dichiarato rimane il vaccino obbligatorio per tutti i maggiorenni. Il provvedimento, di sapore autoritario, si preannuncia come impopolare, tanto che nessuno dei tre partiti della coalizione di governo si è assunto l’onere di abbozzare un disegno di legge. A Scholz non è rimasta altra scelta che raccomandare fortemente al parlamento di trovare un accordo il più ampio possibile per arrivare all’obbligo vaccinale, cercando di scaricare il peso di una simile decisione su tutto l’emiciclo (ad eccezione di AfD) anziché sul solo governo. È evidente il tentativo di ammantare un simile provvedimento dietro una logica emergenziale di concordia e unità nazionale (Draghi ha fatto scuola), ma le trattative con CDU, CSU e Linke si annunciano però lunghe e difficili, mentre la marea pandemica è ormai in pieno riflusso. Se anche il governo riuscisse infine a far promulgare una legge simile, molto probabilmente arriverebbe comunque a tempo scaduto.

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Nel frattempo, i sondaggi non sembrano incoraggianti: i liberali della FDP, da sempre su posizioni aperturiste, scontano un forte calo di popolarità e secondo YouGov perdono già tre punti rispetto alle scorse elezioni (passando dal 11,5% al 8%). Non paga, in particolare, il ripiegamento sulle posizioni autoritarie del ministro della sanità, il socialdemocratico Karl Lauterbach, che nell’ultimo intervento al Bundestag si è peraltro speso in un elogio alla figura di Hegel, non esattamente musica per le orecchie del Partito Liberale. Il governo, nel suo complesso, non naviga in acque migliori e la pazienza dei tedeschi sembra ormai prossima al limite di rottura: secondo un recente sondaggio diffuso dal quotidiano “Die Welt” oltre il 45% dei tedeschi si dichiara insoddisfatto del governo mentre soltanto il 33% si dice soddisfatto di come Scholz e la sua squadra stanno lavorando. Un risultato deludente se si considera che la coalizione è in carica da meno di due mesi.

I prossimi appuntamenti elettorali

In vista di un anno denso di importanti competizioni elettorali regionali nei Länder di Saarland, Schleswig-Holstein, Nordreno-Westfalia e Bassa Sassonia (oltre 25 milioni di elettori chiamati alle urne) le prospettive non sono rosee per Scholz. A tutto ciò si aggiungano l’inflazione (vero spauracchio dell’opinione pubblica germanica) e le tensioni con la Russia e si capirà quanto possa essere effettivamente sostenibile il mantenimento di un atteggiamento autoritario per quanto riguarda le restrizioni ed il pass vaccinale. Anche se la pandemia ci ha dimostrato di essere in grado di invalidare le previsioni più scontate, ci sono comunque ottime ragioni per considerare la Germania l’anello più debole della triade neo-autoritaria. Se poi sarà effettivamente l’anello nibelungico a spezzarsi per primo lo verificheremo solo nei prossimi mesi.

Marco Malaguti
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Ricercatore del Centro Studi Machiavelli. Studioso di filosofia, si occupa da anni del tema della rivalutazione del nichilismo e della grande filosofia romantica tedesca.