Pubblichiamo in traduzione italiana il testo con cui Viktor Orban, primo ministro ungherese, ha replicato a un recente articolo di George Soros. Rimandiamo inoltre, per l’approfondimento del tema, alla diretta di domani dal titolo “VETO! Perché Polonia e Ungheria bloccano il bilancio Ue e il Recovery Fund“.

 

Molti pensano che il primo ministro di un paese non dovrebbe entrare in discussione con George Soros. Secondo il loro ragionamento Soros è un criminale economico, perché ha fatto i soldi con speculazioni, rovinando la vita di milioni di persone, anzi ricattando intere economie nazionali. Così come i governi non possono trattare con i terroristi, analogamente i primi ministri non devono discutere con criminali economici.

Eppure ora sono costretto a farlo, perché nel suo articolo pubblicato sul sito “Project Syndicate”, il miliardario e speculatore di origine ungherese, George Soros, ha impartito ordini aperti ai leader dell’Unione europea. Nel suo articolo impone loro di punire severamente quegli Stati membri che non vogliono entrare a far parte di un impero europeo che va unificandosi sotto la bandiera di una società aperta globale.

Nel corso della storia, le forze motrici dell’Europa sono sempre state le nazioni. Sebbene di origini diverse, le nazioni europee erano unite dalle radici comuni della nostra fede. Il modello di famiglia europeo basato sulle tradizioni giudaico-cristiane era il fondamento delle nostre comunità. È stata la libertà cristiana a garantire la libertà di pensiero e di cultura e a creare una concorrenza benefica tra le nazioni dell’Europa. Questa straordinaria amalgama di diversità nel corso dei secoli ha reso l’Europa la principale forza mondiale.

Ogni tentativo teso ad unificare l’Europa sotto l’egida di un impero è fallito. Così l’esperienza storica ci fa dire che l’Europa tornerà ad essere grande se le sue nazioni diventeranno di nuovo grandi e resisteranno a tutte le forme di ambizioni imperiali.

Grandi forze si stanno muovendo ancora una volta per eliminare le nazioni d’Europa e unificare il continente sotto l’egida di un impero globale. La rete Soros, che si intreccia in lungo e in largo con la burocrazia europea e con la sua élite politica, lavora da anni per fare dell’Europa un continente di immigrati. Oggi la rete Soros, che promuove una società aperta globale e cerca di sopprimere i quadri nazionali, rappresenta la più grande minaccia per gli Stati dell’Unione Europea. Gli obiettivi della rete sono evidenti: creare società aperte multietniche e multiculturali attraverso l’accelerazione della migrazione, smantellare il processo decisionale nazionale e consegnarlo nelle mani dell’élite globale.

L’Unione Europea è in difficoltà: dal 2008 è stata colpita da una crisi economica mai vista da tempo, dal 2015 in poi da una crisi migratoria, e nel 2020 da una devastante pandemia globale. L’Europa non si era ancora ripresa dalle crisi precedenti, quindi l’impatto della pandemia di coronavirus potrebbe creare altri problemi ancora più grandi. Si vedono già i segni di ciò: in molti Paesi il debito pubblico, la disoccupazione e la situazione economica hanno raggiunto livelli critici. La necessità di solidarietà europea e di vicendevole aiuto tra le nazioni europee non è mai stata così grande.

Lo speculatore – che si definisce filantropo – non ha mai guardato agli interessi dei cittadini europei durante queste crisi, ma ha agito a proprio vantaggio. Durante la crisi economica è rimasto memorabile il suo attacco contro il fiorino ungherese e contro la più grande banca ungherese; durante la crisi migratoria il suo progetto pianificato per accelerare l’insediamento degli immigrati, la loro redistribuzione e il loro finanziamento; e ora propone che gli Stati membri, invece di unirsi nella solidarietà e nell’aiuto reciproco, si puniscano a vicenda.

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La rete diretta da George Soros ormai non esita neppure ad intervenire apertamente. Vuole sottoporre gli Stati-nazione a pressioni senza precedenti. Mette i popoli d’Europa gli uni contro gli altri. Il sistema operativo della rete è intricato ed è presente nelle varie arene della vita pubblica. Una lunga fila di politici, giornalisti, giudici, burocrati, agitatori politici mascherati da membri di organizzazioni della società civile figura nella lista dei pagamenti di George Soros. E sebbene il miliardario accusi tutti i suoi nemici di corruzione, lui stesso è l’uomo più corrotto del mondo. Paga e compra chi può. Quelli che non riesce a corrompere, saranno calunniati, umiliati, intimiditi e distrutti dalla rete attraverso la sua spaventosa arma: i battaglioni dei media di sinistra.

Molti burocrati di alto rango dell’Unione lavorano con la rete Soros per creare un impero unito. Vogliono costruire un sistema istituzionale, il quale, sotto l’egida della società aperta, cerca di imporre un pensiero unico, una cultura unica e un modello sociale unico alle nazioni libere e indipendenti d’Europa, togliendo ad ogni popolo il diritto di decidere il proprio destino. Questo è lo scopo anche della loro proposta su quello che chiamano “Stato di diritto”, ma che non riconosce il primato del diritto (rule of law) bensì il diritto del più forte (rule of majority).

Le differenze sono evidenti. Soros vuole una società aperta, mentre noi vogliamo una società sicura. Secondo lui, la democrazia può essere solo liberale, mentre noi pensiamo che possa essere anche cristiana. Secondo lui, la libertà può servire soltanto all’autorealizzazione, mentre noi pensiamo che la libertà possa essere usata anche per seguire l’insegnamento cristiano, per servire il proprio Paese e per proteggere le nostre famiglie. La base della libertà cristiana è la libertà di decidere. Ciò è ora in pericolo.

Noi, essendo Stati membri che vivono nella parte orientale dell’Unione, sappiamo molto bene cosa significa essere liberi. La storia delle nazioni dell’Europa centrale è stata una lotta incessante per la libertà contro i grandi imperi, in modo da riconquistare di volta in volta il nostro diritto a decidere il proprio destino. Abbiamo sperimentato sulla nostra pelle che ogni aspirazione imperiale porta alla schiavitù. Siamo ancora in tanti della generazione dei combattenti per la libertà – nell’ex blocco dell’Est, dall’Estonia alla Slovenia, da Dresda a Sofia – in grado di ricordare personalmente com’è opporsi all’arbitrio e alla sua versione comunista: intimidazione, distruzione materiale e morale, abuso fisico e mentale. Non ne vogliamo più.

I leader occidentali, che hanno vissuto tutta la loro vita in un mondo di libertà ereditata e nello Stato di diritto, ora dovrebbero ascoltare coloro che hanno combattuto per la libertà e che – sulla base dell’esperienza della loro vita personale – possono distinguere tra stato di diritto e arbitrio. Devono accettare che noi non possiamo rinunciare, neanche nel XXI secolo, alla libertà conquistata alla fine del XX secolo.

La battaglia a favore o contro il nuovo impero di Bruxelles non è stata ancora decisa. Bruxelles sembra arrendersi, ma gran parte degli Stati-nazione continua a resistere. Se vogliamo preservare la nostra libertà, l’Europa non può sottomettersi alla rete Soros.

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Primo Ministro dell'Ungheria, presidente del partito Fidesz.