di Daniele Scalea

Il Presidente Donald Trump ha disposto la declassificazione e pubblicazione di tutti i documenti relativi al cosiddetto Russiagate e allo scandalo e-mail di Hillary Clinton. Si tratta di due temi che dominarono la campagna elettorale del 2016; in particolare, l’accusa rivolta a Trump d’essere in qualche modo colluso con la Russia è stata continuamente usata in questi anni dai suoi oppositori e, ancora nel recente dibattito, il candidato democratico Joe Biden l’ha sottintesa insultando il Presidente come “fantoccio di Putin”. (Chi volesse una più dettagliata narrazione del Russiagate potrà trovarla nel libro Trump contro tutti, di recente pubblicazione). La declassificazione sta procedendo a rilento, secondo i repubblicani a causa di resistenze interne a CIA e FBI. Non di meno, essa ha prodotto pochi giorni fa una notizia-bomba, colpevolmente ignorata da quasi tutti i media italiani.

Il Direttore dell’Intelligence Nazionale, John Ratcliffe, ha infatti declassificato una nota redatta nel luglio 2016 dall’allora Direttore della CIA, John Brennan, dopo un incontro col Presidente dell’epoca, Barack Obama. Brennan aveva relazionato il Presidente riguardo informazioni ottenute dalla CIA, secondo cui Hillary Clinton – in quel momento candidata democratica alla presidenza – aveva autorizzato un piano per “calunniare Donald Trump creando uno scandalo tramite l’accusa di interferenza dei servizi di sicurezza russi”. Si legge inoltre nella nota: “Nessuna prova di collaborazione tra campagna Trump + Russia” (sic).

Ciò conferma quanto rivelato la scorsa settimana, ossia che due mesi più tardi, nel settembre 2016, un’analoga informazione fu condivisa dalla CIA con l’FBI. In tale documento si scriveva della “approvazione, da parte della candidata presidente Usa Hillary Clinton, di un piano relativo al candidato presidente Usa Donald Trump e hacker russi che intralciano le elezioni americane, come mezzo per distrarre l’opinione pubblica dal suo utilizzo di un server email privato”. Chiamato a testimoniare davanti al Senato americano, il controverso direttore dell’epoca del FBI, James Comey, ha più volte risposto di non ricordare tali informazioni e circostanze, presumibilmente ricorrendo alla smemoratezza per non rischiare di auto-incriminarsi in quello che appare sempre più come un lavoro sporco degli apparati per intralciare il processo democratico.

Infatti, sebbene la CIA non avesse la certezza sulla genuinità dell’informazione, che abbia deciso di condividerla col vertice del FBI e, soprattutto, di informarne oralmente il Presidente, testimonia di quanto ritenesse credibile l’accusa. In quei mesi, lo ricordiamo, si forgiava il Dossier Steele che circostanziava la tesi complottistica anti-Trump. Il dato saliente è che, pur messa in guardia dalla CIA sull’artificiosità delle accuse, l’FBI, d’accordo con l’Amministrazione Obama, insistette nell’indagare la presunta collusione Trump-Putin (che l’investigazione del Procuratore Speciale Mueller non è riuscita a provare in alcun modo). I media e il Partito Democratico per anni hanno continuato (e lo fanno tutt’ora, vedi uscita di Biden) ad avanzare la narrativa del complotto ordito da Mosca. Le recenti rivelazioni accreditano però ulteriormente la tesi della macchinazione che, secondo i documenti anzidetti della CIA, sarebbe stata ordita per la Clinton da un suo consigliere di politica estera. Il giornalista investigativo Paul Sperry afferma che tale consigliere sarebbe Jake Sullivan. Il quale, attualmente, fa da consigliere di …Joe Biden.

LEGGI ANCHE
Partito unico di Cdx ma con democrazia interna --- Daniele Scalea a Sputnik

Ironia della sorte: la Sinistra, mentre accusa la Destra di menzogna, complottismo e mancato rispetto delle istituzioni, avrebbe creato una teoria del complotto per cercare di delegittimare il Presidente democraticamente eletto.

+ post

Fondatore e Presidente del Centro Studi Machiavelli. Laureato in Scienze storiche (Università degli Studi di Milano) e Dottore di ricerca in Studi politici (Università Sapienza), è docente di "Storia e dottrina del jihadismo" presso l'Università Marconi e di "Geopolitica del Medio Oriente" presso l'Università Cusano, dove in passato ha insegnato anche in merito all'estremismo islamico.

Dal 2018 al 2019 è stato Consigliere speciale su immigrazione e terrorismo del Sottosegretario agli Affari Esteri Guglielmo Picchi; successivamente ha svolto il ruolo di capo della segreteria tecnica del Presidente della Delegazione parlamentare presso l'InCE (Iniziativa Centro-Europea).

Autore di vari libri, tra cui Immigrazione: le ragioni dei populisti, che è stato tradotto anche in ungherese.