L’ESM (European Stability Mechanism), in italiano MES (Meccanismo Europeo di Stabilità), sarà nuovamente oggetto di una riunione dell’Eurogruppo, oggi lunedì 16 marzo. L’agenda della riunione è di particolare rilievo dato che, come indicato nella pagina web del Consiglio Europeo, ha per oggetto seguenti temi:

  1. Trattato MES – Avallo politico del pacchetto;
  2. Introduzione precoce del sostegno comune – Avallo politico del progetto di accordo modificativo dell’accordo intergovernativo e prossime tappe;
  3. Covid 19 – Sfide di politica economica;
  4. Varie.

La riunione, senza tema di smentite, si può già ora indicare come storica per il futuro dell’Europa, quali che siano i risultati che ne scaturiranno. Poche brevi considerazioni.

Il MES, ad avviso di chi scrive, continua ad essere uno strumento nel migliore dei casi di scarsa utilità per il nostro Paese la cui riforma ha una valenza esclusivamente negativa. Contrariamente a quanto autorevolmente affermato le linee di credito condizionali sono già accedibili dall’Italia sulla base dell’attuale testo dell’art. 14 del MES, ferma la valutazione sulla sostenibilità del debito. La riforma del MES rende all’Italia non più possibile richiedere le linee di credito condizionale precauzionale ma solo le linee di credito soggette a condizioni rafforzate; difficile definire il momento attuale quale ideale per questa modifica. Aldilà di tale specifico aspetto, circa la riforma del MES rimangono tutte le criticità già ampiamente esposte in altri interventi, criticità che vengono rafforzare dall’attuale crisi con i suoi impatti sul PIL e sulla tenuta dei nostri titoli governativi.

Il secondo punto dell’ordine del giorno sembra volto a rendere più rapido il rafforzamento del Fondo di risoluzione unico delle banche (“Single Resolution Fund”) destinato ad essere utilizzato per la risoluzione delle banche in dissesto e per il quale il MES funzionerà, sulla base del nuovo testo del trattato, come supporto (“backstop”). Il fondo disponeva, nel luglio 2019, di circa € 33 miliardi, una cifra limitata rispetto alle dimensioni del settore bancario europeo. Il tema si giustifica ampiamente se si guarda all’andamento borsistico delle banche europee. L’indice Euro Stoxx banche, nel momento in cui queste note vengono scritte, ha perso oltre il 40% dall’inizio dell’anno, un chiarissimo segno di come i mercati valutano l’intero sistema bancario europeo.

Il terzo punto riguarda le azioni da porre in essere in relazione alla crisi economica innescata dal diffondersi del coronavirus. Ad oggi, aldilà degli aspetti emotivi, l’azione dell’Europa appare assai poco incisiva.

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Il pacchetto di interventi illustrati il 12 marzo dalla Lagarde, Presidente della BCE, soffre dei limiti di una politica monetaria che ha già utilizzato in maniera massiccia gli strumenti a propria disposizione. Va peraltro scritto che l’affermazione della Lagarde circa lo spread, a voler essere generosi, verrà a lungo ricordata come esempio di pessima comunicazione al mercato. Successivamente le borse si sono riprese anche in forza di un chiarimento circa la posizione della BCE e della disponibilità della Commissione a concedere all’Italia la necessaria flessibilità, in un quadro peraltro ove non mi sembra vi fossero delle alternative a tale decisione. In estrema sintesi per il nostro Paese, al momento, solo il sostegno riluttante della BCE e la possibilità di fare del debito in deficit.

La riunione dell’Eurogruppo ha quindi il fondamentale compito di definire una risposta europea comune rispetto alla crisi in corso, della quale è difficile prevedere la durata. Sottolineo una risposta comune e non azioni dei singoli Stati a tutela delle imprese nazionali, legittima e dovuta, ma di rilievo diverso e contradditorio (si attendono chiarimenti circa i € 550 miliardi che verranno improvvisamente posti a disposizione delle imprese tedesche).

Qualora ci si limiti ad approvare i primi due punti dell’ordine del giorno ed a dichiarazioni di principio circa la crisi del coronavirus avremo un chiaro quadro delle priorità dell’Europa, del sostegno (a quel punto assai scarso) che potremo ottenere ed inoltre sarà il momento di interrogarsi sul reale futuro dell’Europa.


Luca Ruggeri è dirigente nel settore finanziario.

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Ricercatore senior del Centro Studi Machiavelli. Laureato in Economia, ha lavorato per oltre venti anni presso una grande banca italiana ed attualmente svolge la propria attività quale direttore generale presso un investitore istituzionale.