Come recentemente rilevato dal Gatestone Institute, si sta assistendo in Europa occidentale ad una preoccupante recrudescenza di odio nei confronti della cristianità. A dimostrarlo, la numerosa serie di assalti, profanazioni e tentativi incendiari a chiese e siti religiosi vari. E se il 2019 detiene il triste record in questo senso, il 2020 parte con i presupposti meno incoraggianti.

Lo zoom si stringe in particolare sulla Germania, dove gruppi femministi radicali tra la fine di dicembre e l’inizio di gennaio hanno dato prova di rancore e violenza. Ne dà notizia il portale statunitense National Catholic Register: il primo episodio risale al 27 dicembre, quando una chiesa evangelica della città di Tubinga, nel Baden-Wurttemberg, è stata oggetto di scritte sulla facciata e un minibus parcheggiato di fronte all’edificio sacro è stato dato alle fiamme. Le autorità hanno stimato danni per 40mila euro. Più dei danni economici, preoccupano quelli morali. Poco dopo il fatto, sul sito Indymedia (che fa riferimento a una galassia internazionale di sinistra estrema) l’azione è stata rivendicata, in lingua tedesca, da un gruppo che si definisce “Cellula Autonoma Femminista”.

Non è finita. Nella notte tra l’8 e il 9 gennaio, lo stesso gruppo, con identiche modalità, ha preso di mira un’altra chiesa, stavolta cattolica. L’edificio, dedicato a Sant’Elisabetta, si trova nel distretto di Schoneberg, a Berlino. La rivendicazione è stata affidata nuovamente ad Indymedia, dove la sedicente “Cellula Autonoma Femminista” spiega di aver colpito questa chiesa per aver ospitato nei propri locali una conferenza pro-life con associazioni che organizzano la Marcia per la Vita. Evento, quest’ultimo, che nella capitale tedesca si tiene a settembre e che lo scorso anno ha visto sfilare un lungo corteo di circa 8mila persone. Nel testo rivendicativo, non mancano accuse all’istituzione ecclesiastica di essere “patriarcale” e alla Bibbia di “imporre una montagna di regole alle donne rispetto agli uomini, che richiedono la loro sottomissione”.

Tra gli attacchi alle due chiese, è stato compiuto anche un atto di intimidazione e vandalismo all’indirizzo di un giornalista. La notte prima di Capodanno, in una zona residenziale della parte Ovest della capitale, è stata incendiata l’auto appartenente a Gunnar Schupelius, redattore del quotidiano berlinese Bz, accusato (sempre su Indymedia) di essere di destra ed avere posizioni pro-life. Stavolta l’azione non è stata rivendicata esplicitamente, la lettera si conclude con dei generici “saluti alla Cellula Autonoma Femminista”. Un altro quotidiano di Berlino, Der Tagesspiegel, riporta le parole di solidarietà nei confronti di Shupelius espresse da Reinhard Naumann, sindaco del distretto dove si è verificato il fatto, da Frank Uberall, presidente dell’Associazione tedesca dei giornalisti, e da un suo collega di redazione. Ma la solidarietà non basta. Occorre prendere coscienza che, anche in Europa, inizia a presentarsi un problema di libertà d’espressione per i cristiani.

LEGGI ANCHE
Strage di Nizza: le parole ipocrite dei potenti, la morte atroce dei deboli

Federico Cenci, giornalista, collabora con varie testate

+ post

Giornalista e scrittore, ha lavorato per l’agenzia di stampa cattolica "Zenit" e per "In Terris". Attualmente collabora con varie testate, tra cui "Il Quotidiano del Sud", "Culturaidentità", "International Family News". Per Eclettica Edizioni ha dato alle stampe nel maggio 2020 il libro Berlino Est 2.0 - Appunti tra distopia e realtà.