I giovani italiani sono sovranisti. Analisi comparativa del voto alle elezioni del 26 maggio è il diciannovesimo Dossier del Machiavelli, opera di Francesco Giubilei.

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SOMMARIO ESECUTIVO

  • Le elezioni europee hanno sancito a livello europeo tra i giovani il successo dei partiti progressisti e dei verdi. In particolare in Francia e Germania si è sentito il “effetto Greta Thunberg” che ha portato a una crescita degli ambientalisti soprattutto tra i giovani.
  • Questa tendenza non è stata però omogenea: in Polonia tra i giovani hanno prevalso i partiti di destra mentre in Belgio l’elettorato si è diviso a metà.
  • Soprattutto in Italia i giovani hanno premiato i partiti sovranisti grazie a leader forti ed empatici, comunicazione social, presenza sul territorio, motivazioni socio-economiche.

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Il risultato delle elezioni europee del 26 maggio ha determinato l’ennesimo stravolgimento del quadro politico italiano sancendo il successo dei partiti sovranisti; Lega e Fratelli d’Italia hanno ottenuto rispettivamente il 34,3% e il 6,4% superando insieme il 40% che potrebbe permettere di intraprendere un percorso nei prossimi mesi senza Forza Italia che ha subito un vero e proprio crollo dalle politiche del 2018. La crescita del consenso della Lega e di FdI ha fatto sì che gli elettori che in passato votavano per altre formazioni politiche (e in parte minoritaria si astenevano) indirizzassero il proprio voto a queste formazioni politiche determinando un significativo spostamento del consenso da altri partiti.
Secondo l’analisi dei flussi elettorali realizzato da SwG, a fronte del 52% degli elettori che hanno riconfermato il proprio voto alla Lega, il 14% viene dall’astensione mentre il 10% aveva votato per Forza Italia, il 2% per Fratelli d’Italia il il 2% dal PD. Il crollo del Movimento Cinque Stelle è sintetizzato dal dato secondo cui solo il 38% degli elettori ha confermato il proprio voto rispetto alle politiche mentre il 14% ha spostato il proprio voto alla Lega segno dell’esistenza di un elettorato sovranista anche tra le fila del M5S. Un’emorragia di voti che, unita a chi ha preferito non recarsi alle urne piuttosto che votare i grillini, ha portato alla perdita impressionante di 6 milioni e 180.000 voti mentre la Lega ne ha guadagnati 3 milioni 450.000 così come FdI 293.000. Lasciamo da parte per un attimo le motivazioni che hanno determinato la crescita di voti della Lega, su cui torneremo, per soffermarci su un altro dato: la fluidità del consenso. Se è ormai entrato nell’immaginario collettivo il tracollo del Pd di Renzi passato dal 40,8% alle europee del 2014 al 18,7% delle politiche 2018, probabilmente entrerà nei manuali anche il dimezzamento dei consensi del M5S dalle politiche alle europee. Tra le principali prerogative dello scenario politico italiano negli ultimi anni c’è la volatilità del consenso dei partiti; in un periodo storico in cui l’influenza dei leader è preminente nelle scelte degli elettori, senza dubbio il carisma di Matteo Salvini e di Giorgia Meloni ha influito.
Ma il dato che colpisce di più analizzando i flussi elettorali delle europee, sono le scelte dei giovani italiani che, a differenza dei coetanei francesi o tedeschi, hanno preferito i partiti sovranisti. Come scrive Dino Amenduni in un articolo su “Wired” intitolato I giovani italiani hanno votato in massa Salvini, nel nostro paese non c’è stato “l’effetto Greta Thunberg” con il successo degli ambientalisti (anche a causa di un partito verde debole e privo di un leader) ma, al contrario, nella cosiddetta Generazione Z (i nati dopo il 1997) «la Lega ha ottenuto un risultato addirittura superiore al dato nazionale aggregato: il 38% di chi ha votato alle Europee per la prima volta ha barrato sul simbolo della Lega, con un aumento del 21% rispetto alle politiche di un anno fa» in parallelo al calo di ben 25 punti percentuali del M5S.
D’altro canto, come riportato sempre su “Wired” da Amenduni a novembre dello scorso anno in un articolo intitolato I giovani italiani sono i meno di sinistra dell’Europa, riprendendo una ricerca del Pew Research Center realizzata in Danimarca, Francia, Germania, Italia, Olanda, Spagna, Svezia e Regno Unito; se in linea generale «le persone più giovani nell’Europa occidentale […] tendono a essere più di sinistra», i dati in Italia sono in controtendenza con solo il 28% dei cittadini under30 che si dichiarano di sinistra. In linea generale i giovani europei sono «più progressisti nelle loro idee sociali e politiche, più recettivi nei confronti degli immigrati e più favorevoli nei confronti dell’Unione Europea» ma nel nostro paese sui temi dei diritti civili hanno posizioni progressiste il 58% dei giovani contro il 73% della Germania, il 97% della Francia, l’84% del Regno Unito e il 90% di Spagna e Svezia. Anche sulla possibilità che gli immigrati possano rendere più forte la nostra economia i giovani italiani sono i meno convinti d’Europa, così come sulla permanenza dell’Italia nell’Ue con un euroscetticismo diffuso. Cerchiamo di capire quali sono le motivazioni che hanno portato i giovani italiani – anche tra i Millennial, i nati tra il 1980 e il 1996, dove la Lega è risultata il primo partito con il 28% dei consensi e una crescita dell’11% dal 2018 – a votare per le forze sovraniste; prima però contestualizziamo il voto a livello europeo.

Effetto Greta Thunberg?

Si intitola “Effetto Thunberg” l’articolo scritto da Petrr Alestig su “Svenska Dagbladet” in cui si afferma che «il movimento lanciato dalla giovane attivista ha avuto un’influenza determinante sulle elezioni. In Svezia quasi tutti i partiti hanno proposto misure contro il cambiamento climatico». Anche se nemo profeta in patria, visto che proprio in Svezia i Verdi hanno ottenuto due seggi in meno rispetto al 2014 nonostante il gruppo al Parlamento europeo sia passato da 50 a 69 seggi. Senza dubbio in alcuni paesi la visibilità mediatica ottenuta da Greta Thunberg ha fatto sì che l’impegno a favore del clima non fosse un’esclusiva dei verdi ma caratterizzasse l’intera campagna elettorale: «quasi tutti i partiti svedesi si sono impegnati a contrastare il cambiamento climatico, e forse è proprio per questo che il Partito ambientalista ha ottenuto risultati peggiori rispetto ai partiti ecologisti in altri paesi dell’unione».
Proprio in Svezia i giovani hanno preferito i partiti di destra; i conservatori del Partito moderato sono stati i più votati nella fascia di età tra i 18 e i 30 anni, mentre tra i 18 e 21 anni la destra ha raggiunto un consenso superiore al 10%. Il dato che colpisce maggiormente è che, nonostante secondo alcuni sondaggi per il 90% dei giovani svedesi la lotta al cambiamento climatico sia una priorità, i verdi in Svezia hanno addirittura perso consenso tra gli under30 passando dal 21 al 14 per cento nei votanti tra i 22 e 30 anni.
La settimana successiva alle elezioni, il settimanale “Internazionale” ha realizzato un numero dedicato alle europee con in copertina un primo piano di Matteo Salvini intitolato “Non c’è solo l’estrema destra di Salvini, c’è anche un’Europa che resiste” inserendo nel sottotitolo, tra le cause che «non hanno indebolito il progetto europeo», «il peso del voto dei giovani». Tra gli articoli pubblicati c’è un testo di Laurent Joffrin apparso originariamente su “Libération” e intitolato “C’è un’Europa che resiste” in cui si sintetizzano le principali cause che, secondo l’autore, hanno determinato la vittoria «dell’idea di Europa». Tra queste c’è l’aumento dell’affluenza alle urne con il superamento del 50% degli elettori, la percentuale più alta negli ultimi 25 anni. Un dato notevole grazie a cui «la spinta nazionalistica è stata comunque contenuta». Peccato sia vero il contrario: ci volevano i partiti sovranisti e nazionalisti per far tornare interesse nell’Unione Europa.
Ma l’articolo più interessante ai fini della nostra ricerca pubblicato da “Internazionale” si intitola “Il vecchio continente salvato dai giovani” ed è tradotto da “Le Monde”: «il voto dei ragazzi e delle ragazze è stato la chiave del successo di partiti ambientalisti. Ma non in tutti i paesi c’è stata la stessa mobilitazione». Si tratta di un’inchiesta in cui si affronta il voto giovanile in Germania, Francia, Svezia, Belgio, Spagna e Polonia. Vediamo meglio in che modo si sono differenziate le scelte dei giovani europei. In Germania il partito verde ha ottenuto il 20,7% dei consensi sancendo la diffusione del riformismo verde che ha interessato anche la Francia e il Belgio, «ma la tendenza non riguarda l’intera Europa: in Spagna, Italia, Grecia e nell’Europa orientale i partiti ecologisti sono quasi inesistenti. Lo stesso discorso vale per l’affluenza alle urne».
Il risultato del partito verde tedesco (Die Grünen), arrivato secondo dietro i conservatori della Cdu-Csu e prima del Partito socialdemocratico (Spd), secondo l’istituto di ricerca Infratest di map è dovuto al 34% al voto degli elettori under30. In questa scelta hanno influito i “Fridays for future”, le manifestazioni organizzate dagli studenti contro il surriscaldamento globale con una vasta eco in Germania coinvolgendo decine di migliaia di giovani con una ricaduta anche politica che, se da un lato ha premiato i verdi, dall’altro ha penalizzato il partito di sinistra Linke che non è riuscito a sfondare tra i giovani.
Nella stessa fascia di età, gli altri partiti hanno ottenuto risultati inferiori alla media nazionale e, se il Cdu-Csu ha avuto il 13% dei voti degli under30 mentre l’Spd il 10%, colpisce la percentuale raccolta dai sovranisti dell’AfD pari al 6%, un dato molto basso se paragonato con i voti raccolti dai partiti sovranisti in altre nazioni europee. Se è vero che la fiducia dei giovani per i verdi in Germania non è una novità, alle europee il risultato è stato sopra ogni aspettativa determinando una crescita del divario tra il risultato complessivo e quello degli under24 passando da 5 a 14 punti percentuale.
È proprio leggendo questi dati che si comprende quanto la scelta dei temi su cui puntare nei programmi dei partiti incida nell’orientare l’elettorato giovanile: «secondo uno studio della società YouGov pubblicato alcuni giorni prima delle elezioni, il 51 per cento degli elettori tedeschi tra i 18 e i 24 anni considera la lotta al riscaldamento globale un tema prioritario». Non è un caso che il partito che più si distanzia dai giovani è la Cdu-Csu che ha superato la propria media voti nazionale solo tra gli elettori sopra i 60 anni: più invecchia l’elettorato, maggiori voti riceve la Cdu-Csu, il contrario di quanto avviene per i verdi. Sintomatico da questo punto di vista un episodio avvenuto a pochi giorni dal voto europeo: il divorzio tra i giovani e i conservatori è stato anche confermato negli ultimi giorni della campagna elettorale dalla diffusione di un video di 55 minuti intitolato “La distruzione della Cdu” e realizzato da un youtuber di 26 anni, Rezo, specializzato nella produzione di clip musicali. Il video attacca duramente la politica dei cristianodemocratici. Con più di 13 milioni di visualizzazioni, ha letteralmente messo in crisi il partito di Angela Merkel, che per due giorni interi si è pubblicamente interrogata su come rispondere.
La vicenda del video sintetizza il funzionamento della politica contemporanea, i cambiamenti avvenuti negli ultimi anni che hanno rivoluzionato le modalità di comunicazione e l’incapacità dei politici tradizionali di dare le giuste risposte alle esigenze e alle richieste dei giovani. Invece di rispondere tempestivamente utilizzando lo stesso strumento video, il partito ha perso ore preziose ottenendo l’effetto da un lato di apparire incapace di adattarsi alle forme e alle modalità di comunicazione contemporanee, dall’altro di fornire risposte insufficienti attraverso la realizzazione di un documento scritto di undici pagine. La scelta di rispondere per iscritto con un testo lungo e perciò di difficile lettura per i giovani che sono abituati a comunicazioni brevi ed efficaci e per giunta dopo 48 ore dalla realizzazione del video, un lasso di tempo eterno nella comunicazione social che richiede risposte immediate e di effetto, si è rivelata un boomerang per il partito che in questa vicenda ha inanellato un errore dietro l’altro. In un primo momento infatti un giovane deputato aveva realizzato un video di risposta che, pronto per essere diffuso, è stato bloccato dal partito preferendo la comunicazione scritta. A nulla è valso il mea culpa del segretario generale della Cdu Paul Ziemiak che ha affermato: «Abbiamo reagito troppo lentamente, ma le nostre risorse per la comunicazione su internet non sono sufficienti per mantenere il contatto con i giovani», una lentezza che, unita all’incapacità di assumere una posizione chiara sui temi dei Fridays for future, ha portato i giovani a prediligere altre soluzioni. Se per la maggioranza dei giovani tedeschi il riscaldamento globale sembra essere la prima delle priorità, lo stesso non si può dire per i coetanei italiani, svedesi o spagnoli, vediamo perché.

Il voto giovanile divide l’Europa

A differenza della Germania, in Belgio il voto giovanile si è spezzettato determinando notevoli cambiamenti rispetto al passato; oltre al buon risultato degli ecologisti in Vallonia e a Bruxelles, è cresciuto il partito Vlaams belang di estrazione sovranista nelle Fiandre e c’è stato il successo della sinistra radicale. Perciò non solo i verdi sono riusciti a intercettare il voto dei giovani determinando due tendenze: da un lato la popolarità dei partiti emergenti come gli ambientalisti di Ecolo e il Partito del lavoro (con un’estrazione di sinistra radicale) e dall’altro l’attrazione che i leader forti suscitano tra i giovani. Ecolo ha raccolto consenso dalle mobilitazioni dei giovani per il clima mentre ha avuto un ruolo importante nel risultato della sinistra radicale il leader Raoul Hedebouw, strenuo oppositore dei partiti tradizionali attaccati con veemenza e con toni anche populisti. Un altro leader che ha catalizzato il consenso dei giovani è stato il presidente di Vlaams Belang Tom Van Grieken: il trentaduenne delle Fiandre ha intercettato il favore degli elettori tra i 18 e i 30 anni in particolare grazie all’attività sui social network con messaggi in grado di attrarre diversi target: «I giovani sono stati l’obiettivo prioritario e i risultati si sono visti: il partito ha raccolto i voti dell’elettorato nazionalista tradizionale, ma conquistando il voto dei giovani ha allargato di parecchio la base elettorale della destra radicale fiamminga».
Anche in Polonia, la sesta nazione europea per numero di abitanti (compresa la Gran Bretagna), prevale la scelta dei partiti conservatori tra i giovani, nonostante pesi la scarsa affluenza pari al 27,6 per cento a fronte del 45,6 generale. Il terzo partito più votato, dopo quello di governo Diritto e giustizia (PiS) e la coalizione europea con i liberali, è stato la lista nazionalista Confederazione che, con il 18,5%, ha superato i progressisti di Wiosna fermi al 13,5% in un quadro generale di scarso interesse nei programmi dei partiti.
Se in Belgio e Polonia ha prevalso la destra, diverso è il caso della Spagna dove la maggioranza degli under30 spagnoli ha premiato i partiti di sinistra e in particolare il Partito socialista di Pedro Sánchez riuscendo a intercettare un elettorato che in passato aveva scelto Podemos. Una decisione in cui ha influito senza dubbio la mancanza di partiti ambientalisti e di una mobilitazione di massa per il clima come avvenuto in altre nazioni; al netto dell’ottimo risultato dei socialisti, la tendenza generale tra i giovani in Spagna è stata quella di premiare i partiti nuovi come Ciudadanos, Podemos e Vox.

Perché i giovani italiani votano per i partiti sovranisti

Le motivazioni che hanno portato i giovani italiani a scegliere i partiti sovranisti sono molteplici e spaziano da temi di carattere socio-culturale ad argomenti economici o comunicativi. Abbiamo chiesto ad alcune voci del panorama giornalistico, politico e agli addetti ai lavori le proprie opinioni a riguardo e ne è emerso un quadro eterogeneo ma significativo delle ragioni che si celano dietro al successo dei sovranisti. Senza dubbio un ruolo lo hanno avuto i movimenti della Lega Giovane guidata dall’On. Andrea Crippa e Gioventù Nazionale di Fratelli d’Italia presieduta da Fabio Roscani. I giovani della Lega hanno promosso in primavera a Roma un incontro intitolato “La rinascita della gioventù europea” con l’obiettivo di «coordinare la piattaforma politica con cui sfidiamo Bruxelles assieme a tutti i giovani sovranisti» a cui hanno partecipato i leader dei principali movimenti giovanili dei partiti sovranisti in Europa.
Tra le principali cause dell’exploit dei partiti sovranisti in Italia tra i giovani, vari analisti individuano le capacità di comunicazione di Salvini e della Meloni, in particolare sui social network. È di questo avviso Giorgio La Porta, fondatore di centro-destra.it e responsabile della comunicazione del candidato della Lega alle europee Antonio Rinaldi, secondo cui «la macchina social è stata determinante alle Europee perché si è creato un rapporto diretto con gli elettori attraverso un rapporto uno a uno reso possibile dai social network che accorciano le distanze». A suo giudizio il vero successo dei partiti sovranisti è da ricercarsi nell’unione tra la comunicazione social e il ritorno alle modalità tradizionali di fare politica a partire dalle manifestazioni di piazza: «Vivendo la campagna in prima persona ho constatato come le persone presenti nelle piazze durante i comizi della Lega avessero un’età media molto bassa: grazie ai sovranisti i giovani stanno tornando nelle piazze. A differenza del Movimento Cinque Stelle in cui all’interazione sui social network non segue un coinvolgimento reale, Salvini e la Meloni riescono a unire entrambi gli aspetti».
C’è poi un ulteriore elemento ed è determinato dal rinnovamento della classe dirigente da un punto di vista anagrafico, che è emerso non solo dall’età dei candidati alle europee ma soprattutto alle amministrative: «La classe dirigente proposta da Lega e Fratelli d’Italia è giovane e attrae il consenso dei giovani. Al contrario altri partiti allontanano i giovani perché presentano figure che non sono vere e proprie novità e li sentono distanti». Anche Tommaso Longobardi, autore del libro Comunicazione politica nell’era digitale, giovane influencer e addetto ai social network di Giorgia Meloni, sottolinea l’importanza della comunicazione, soprattutto digitale. In particolare la capacità di rivoluzionare le modalità di comunicare facendo sì che i ragazzi sentano i leader sovranisti più vicini a loro, mentre lo stesso non avviene per i politici dei partiti tradizionali percepiti, non solo da un punto di vista anagrafico, distanti dalle esigenze, richieste e anche modalità di comunicare. Il linguaggio da utilizzare da questo punto di vista incide; la scelta di parole semplici e periodi non complessi avvicina i giovani che sentono di interfacciarsi con una persona normale e come loro ancor prima di un politico.
«Seguendo i principali gruppi Facebook giovanili colpisce vedere come Matteo Salvini sia uno dei principali temi e argomenti di discussione: Salvini è riuscito a entrare in community fino a quel momento precluse ai politici. Per esempio in più occasioni ha rilasciato interviste a Skuola.net, un sito rivolto esclusivamente ai giovani studenti, anche in campagna elettorale». Oltre a ciò, Longobardi ritiene che la maggior consapevolezza dei giovani del proprio futuro abbia inciso nelle scelte nell’urna elettorale: «La propaganda dei partiti progressisti fondata sul mito dell’Unione europea che ci regala l’Erasmus, sulla liberalizzazione delle droghe leggere, non è più sufficiente per spingere i giovani a scegliere questi partiti».
Non è del tutto d’accordo sull’enfatizzare il ruolo dei social network Laura Tecce, giornalista, sociologa e volto noto del panorama televisivo nazionale che, pur ricordando l’importanza della comunicazione, pone maggiore enfasi sulla presenza nel territorio dei partiti sovranisti e dei loro leader: «Salvini vince sui territori grazie alla sua empatia con le persone più che attraverso uno strumento freddo come i social network, la sua forza è senza dubbio l’impatto emotivo e il contatto umano». Proprio grazie a questo aspetto si spiega il voto dei giovani: «Più di pancia che di testa: se infatti leggiamo i programmi presentati dai partiti alle europee, il Movimento Cinque Stelle e il Pd dedicano maggiore attenzione a tematiche vicine ai giovani». Ma c’è un altro elemento su cui si concentra Laura Tecce condiviso anche da altri analisti: l’influenza esercitata da una forte leadership. «In sociologia Weber distingue un leader carismatico e autorevole da uno autoritario: Salvini e la Meloni sono due leader autorevoli, scelti dalla base e capaci di attrarre un consenso trasversale grazie all’empatia che permette di connettersi al comune sentire del popolo».
Anche Alessandro Rico, giornalista de “La Verità” e commentatore politico spesso ospite di Radio Padania, si concentra sui temi sociali, in particolare socio-economici: «Il contesto italiano è molto diverso da quello tedesco, in Italia le giovani generazioni hanno capito l’inganno di un sistema a trazione europeista basato sulla globalizzazione che li ha privati degli strumenti e delle difese necessarie per evitare la precarietà nel mercato del lavoro, la disoccupazione, i salari bassi».
«C’è poi un ulteriore elemento che differenzia l’Italia da altre nazioni europee – continua Rico – ed è il ruolo della famiglia che, nonostante tutto, continua ad avere un’influenza importante nel nostro paese nella formazione dei giovani. Perciò i ragazzi e le ragazze italiane, confrontandosi con i propri genitori, si accorgono di essere la prima generazione dal dopoguerra ad avere meno opportunità dei propri predecessori. Una condizione frustrante poiché, se in passato all’aumento del debito pubblico corrispondeva una maggiore occupazione, oggi alle nuove generazioni sono richiesti sacrifici senza avere certezze per il futuro, a partire dal sistema pensionistico». Oltre ai temi economici, Rico si concentra su motivazioni più legate all’ambito sociale secondo cui «per i giovani italiani non è sufficiente sapere di poter comprare un biglietto low cost per andare a Londra se poi non riescono a trovare un lavoro. I partiti sovranisti hanno senza dubbio capito quali sono le domande dei giovani ma è ancora troppo presto per dire se sono in grado di dare le giuste risposte».
Autore insieme a Rico del libro La fine della politica?, il politologo della Luiss Lorenzo Castellani individua tre motivazioni per spiegare il successo di Salvini tra i giovani: «Anzitutto la sua forte leadership che, anche grazie alla capacità comunicativa, attira i giovani con un linguaggio facile da recepire per quell’elettorato e con l’utilizzo di immagini e video che arrivano più facilmente ai giovani; in secondo luogo la debolezza degli avversari e la limitatezza dell’offerta politica, con la sinistra che non riesce a rinnovarsi e promuove messaggi solo per chi ha un lavoro o per i pensionati e non offre risposte alla disoccupazione giovanile in un contesto di concorrenza globale. Infine il crollo del Movimento Cinque Stelle che è stato punito anche dai giovani deludendo le loro aspettative e richieste». In conclusione, dovendo sintetizzare le opinioni espresse dai commentatori interpellati e aggiungendo alcune considerazioni, si possono elencare quattro macro motivazioni che hanno influenzato i giovani in Italia nella scelta dei sovranisti:
1)La presenza di un leader forte, empatico e ritenuto vicino alle persone
2)L’utilizzo di una comunicazione social vincente facendo arrivare i messaggi direttamente ai giovani senza intermediazione
3)La comunicazione sui social network non sarebbe sufficiente se non affiancata da una costante presenza sul territorio e nelle piazze
4)Le motivazioni socio-economiche legate alle prospettive dei giovani italiani e del contesto lavorativo con cui si devono rapportare.[/showhide]
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Editore e saggista, è presidente di Nazione Futura e della Fondazione Tatarella. Laureato in Cultura e storia (Università di Milano), è professore a contratto di Autoimprenditorialità giovanile all'Università Giustino Fortunato di Benevento.